I cittadini monopolitani, stanchi del disagio affrontato per ospitare nelle proprie abitazioni i soldati spagnoli di stanza nella città, pressarono l’Università di Monopoli affinché provvedesse all’edificazione di una caserma destinata all’alloggio della guarnigione spagnola. Cominciata nel 1558, la costruzione dell’edificio attualmente denominato Palazzo Rendella fu definitivamente completata nel 1584, dopo aver raso al suolo la chiesa e le botteghe circostanti, gravemente danneggiate dall’assedio spagnolo già nel 1529. Nell’Ottocento questo edificio subì delle ristrutturazioni per ricavare il mercato coperto al piano terra ed il Civico Teatro al piano superiore, mentre, nel 1958, il teatro ha lasciato il posto alla sede della Biblioteca Comunale.

Gli scavi effettuati nel 1990-1991 dalla Soprintendenza Archeologica in collaborazione con la Soprintendenza ai Beni Ambientali, Architettonici, Artistici e Storici, in occasione del parziale restauro dell’edificio cinquecentesco, hanno portato alla luce interessanti resti archeologici. Dopo aver individuato parte di un muro affrescato e di una tomba medievale, si è ampliato lo scavo alle zone circostanti, in cui è stata rinvenuta la prosecuzione della parete della chiesa, in parte realizzata in muratura e in parte scavata nella roccia e che forse inglobava una preesistente cripta rupestre, sulla cui superficie interna sono evidenti resti di decorazioni ad affresco riferibili a due diversi strati. Se alcuni studiosi individuano l’edificio religioso nella chiesa di Santa Maria in portu aspero, altri intercettano la chiesa di San Nicola in portu aspero o di San Clemente. Nell’area esterna alla chiesa medievale è stato rinvenuto un fitto sepolcreto, composto da tombe di diversa tipologia, che fu utilizzato per un lungo periodo. Inoltre sono emersi, nella parte nord-ovest del vecchio mercato ittico, paramenti murari che si riferiscono ad episodi edilizi differenti e due fornaci, una delle quali ben conservata. Gli scheletri rinvenuti, inoltre, hanno dato agli studiosi indicazioni circa le cause della mortalità in loco. Numerosi frammenti di ceramica tardomedievale, rinvenuti nell’ambito di tutta l’area, completano il quadro dei materiali reperiti. L’importanza delle scoperte effettuate ha indotto a conservare a vista gli elementi rinvenuti in un ambiente ipogeo appositamente realizzato. Nel luglio del 1999 furono rintracciate in questa occasione le fondazioni di diverse fortificazioni medievali, spazi abitativi, i resti di una fornace e il costone roccioso dell’antico porto-canale, insabbiato nel 1049 dai Normanni. I lavori di restauro e la sistemazione dell’area archeologica sono stati diretti dall’ing. A. Napoletano, con l’alta sorveglianza del dott. G. Matichecchia, mentre lo scavo archeologico è stato diretto dalla dott.ssa M. Carrieri.

L’affresco

È dunque fruibile al pubblico un affresco raffigurante una Madonna col Bambino, recuperato nel 1954 durante la realizzazione della fogna e staccato con la parete cui aderiva. Il bambino tiene nella mano sinistra dei fiori intorno a cui vola una farfalla mentre con la destra benedice un gruppo di piccoli devoti e committenti. In alto a sinistra è visibile un angelo genuflesso. Si tratta di un’opera di esecuzione locale, databile alla fine del XIV secolo, di notevole importanza storica. Restaurato nel 1997 grazie al gruppo “Incontri Monopolitani di Medicina”, è attualmente conservato al piano terra del Palazzo P. Rendella, dove la biblioteca ospita la sua emeroteca e mediateca. L’opera è un’Eleusa (Madre della Tenerezza), in quanto la Vergine con la mano non indica il Figlio ma gli accarezza il ginocchio.  L’esecuzione locale è testimoniata da piccoli e devoti committenti dipinti nel basso dell’iconografia sacra.