8 maggio 2019: Irène Nèmirovsky, Il vino della solitudine

Il terzo libro scelto dal gruppo di lettura della Rendella è “Il vino della solitudine di Irène Nèmirovsky.

L’AUTORE
Irène Nèmirovsky, nota anche come la scrittrice che visse due volte, è stata riscoperta solo negli ultimi anni, grazie al suo romanzo incompiuto Suite Francese. Nata a Kiev, in Ucraina, da una famiglia ebrea benestante (il padre era banchiere), la scrittrice ha vissuto in Russia fino alla rivoluzione d’autunno. Poiché i Némirovsky erano vicini allo Zar, si dovettero trasferire in Scandinavia e infine in Francia, dove la famiglia era già solita trascorrere le vacanze. Irène crebbe con una bambinaia francese fin dalla tenera età, tanto che imparò prima il francese del russo. Il Ballo, una delle sue novelle più famose, prende spunto dal rapporto dal difficile con la madre Fanny. Anche al padre Irène non risparmia le critiche, tanto che il suo David Golder, emblema dell’ebreo arrivista e assetato di denaro, sembra proprio ispirato alla figura paterna. Nonostante l’infanzia solitaria (o proprio grazie ad essa), Irène si dedica alla lettura e alla scrittura fin da giovanissima e nel 1927, a soli 24 anni, pubblica la sua prima opera, L’Enfant Genial. Intanto studia lettere alla Sorbona e conosce sette lingue tra cui il russo, il francese, l’inglese e l’yiddish. Nel 1926 sposa l’ingegnere russo Michel Epstein con cui ha due figlie e nel 1929 diventa celebre con il suo David Golder, per via del quale la scrittrice è accusata di antisemitismo, dovuto, secondo i suoi detrattori, all’aspra ironia con cui dipinge il protagonista eponimo del romanzo. Sia quest’opera che Il Ballo vengono adattate per il cinema. Intanto Irène Némirovsky scrive anche numerosi racconti per alcune riviste. Nonostante la fama e il successo, nel 1935 il governo francese rifiuta la sua richiesta di cittadinanza. Con l’inasprirsi delle leggi razziali, nel 1939 si fa battezzare cattolica a Parigi, ma nel 1940 le viene proibito di pubblicare, anche se l’editore Horace de Carbuccia viola la legge continuando a occuparsi delle sue opere. Si trasferisce in campagna con la famiglia e lavora a Suite Francese. Scompare il 17 agosto del 1942 nel campo di concentramento di Auschwitz dopo un solo mese dalla deportazione. Invano il marito e i suoi editori si mobilitano per ritrovarla. Malata di tifo, viene uccisa ad Auschwitz. Le figlie, tuttavia, raccolgono i lavori della madre e permettono la pubblicazione di Suite Francese. Inoltre, basandosi sui diari e i carteggi della donna, ne scrivono la biografia, Mirador.

IL LIBRO
Il vino della solitudine (1935) è “di Irene Nemirovsky per Irene Nemirovsky”: così lo definisce l’Autrice stessa, a voler sottolineare l’aspetto profondamente terapeutico della scrittura del libro. Romanzo di formazione e indagine profonda sui dolori dell’infanzia di Helene, il suo doppio, il suo sosia letterario, di cui seguiremo le gesta dagli otto ai ventun anni, passando dalla vita sonnolenta della provincia russa ai fasti di San Pietroburgo, approdando temporaneamente in Finlandia, e infine a Parigi per sfuggire alla rivoluzione bolscevica. Nella sua nomadica esistenza compaiono la figura materna, paterna, la sua balia: le figure femminili in netta antitesi tra di loro, la madre, Bella Karol, annoiata, arida, capricciosa, viziata, “ossessionata” dai suoi amanti, e la nania, Madamoiselle Rose, di origini francesi e oltremodo dedita alla sua Helene; il padre, odiato dalla sua mamma, colpevole di far finta di nulla, ha la passione per il gioco d’azzardo, e il suo vocabolario si restringe e si limita alle parole “azioni”, vendere, comprare, milioni. Helene vive in un deserto affettivo e linguistico, cresce nel suo mondo immaginario fatto di soldatini, di lettura e scrittura. Il conflitto tra madre e figlia è insanabile e la perdita, che scaturisce da quell’odio, la mancanza primigenia è insanabile: la distruzione dell’amore materno è la distruzione stessa della felicità aurorale. Nel romanzo la vicenda autobiografica è tutta in primo piano e sullo sfondo la Storia con la S maiuscola: i fatti storici, rivoluzionari, devono essere sfiorati, mentre quella che viene approfondita è la vita quotidiana, affettiva, e soprattutto la commedia che è lo specchio della realtà di tutti i giorni.

 

Titolo: Il vino della solitudine

Autore: Irène Nèmirovsky

Editore: Elios

Anno: 1947

Lingua: Italiano

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